Nessuno sa calcolare quanta plastica finisca davvero in mare – si ipotizza tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate all’anno – ma ciò che sappiamo di certo è che disgregandosi in microplastiche essa si deposita in tutti gli elementi dell’ecosistema marino, ovunque dai sedimenti dei fondali oceanici più profondi al ghiaccio che galleggia nell’Antartico. E’ un nemico pervasivo, nascosto nell’ingannevole trasparenza dell’acqua, annidato sotto il seducente avvicendarsi di un infinita scala di blu e di verdi del mare.A questa invasione silenziosa, capillare e pericolosa è ispirata l’opera in mostra di Susanna Cati in cui ,come un sasso lanciato nell’acqua ,svela la sostanza dietro all’apparenza ,porta alla luce le insidie rintanate al di sotto della superficie .Culliamo l’illusione romantica del mare dimenticando che la devastante azione umana si insinua sistematicamente tra le sue onde, un pezzo di plastica alla volta, espandendosi come una metastasi. L’artista pone l’osservatore davanti alla verità cruda mostrando ,attraverso una cifra esasperata e surreale, l’evoluzione di questo processo di colonizzazione, restituendoci un fondale marino plasmato dall’interazione dell’acqua e della plastica, una porzione di bioma che ne evoca l’armonia cromatica, la pluralità di forme, la ricchezza di biodiversità, ma che ne è soltanto una replica artificiosa ,un guscio vuoto ormai privo di ogni organismo vivente, utile solo nella sua bellezza estetica ad appaga gli occhi che non vogliono vedere.(Barbara Pavan)