Nel suo ultimo libro, La mente estatica, Elvio Facchinelli conclude con una doppia critica ai suoi due principali maestri in psicoanalisi: Sigmund Freud e Jacques Lacan. Sembra piuttosto che egli voglia mettere a nudo quell’ambiguità costitutiva della psicoanalisi, anche di quella migliore,
Nel racconto Sulla spiaggia scrive :Nel 1985 sulla spiaggia di san Lorenzo a mare in un pomeriggio ventoso, guardando affascinato il mare” Dal fondo del torpore ,quasi dal sonno ,un pensiero solitario” emerge e lo conquista” dopo lo squarcio iniziale la psicanalisi ha finito per basarsi sul presupposto di una necessità :quella di difendersi ,controllare, stare attenti allontanare…Ma certo questo è il suo limite :l’idea di un uomo che sempre deve difendersi, sin dalla nascita ,e forse anche prima da un pericolo interno bardato, corazzato . Se questo è vero bisogna rovesciare la prospettiva mettersi dall’altro lato Dove all’ l’ES (ciò che sono davvero) deve subentrare l’IO addomesticato. In termini molto crudi: la psicoanalisi inevitabilmente ci difende da una pericolosa “gioia eccessiva”, certo per evitarci guai,ma così facendo ci fa mancare qualcosa di vitale.
L’analisi protegge troppo dall’hybris che essa stessa scatena.
Questo concetto assomiglia all’idea di mare, continuamente instabile, immagine di libertà, immagine di nostalgia della terra (idea di stabilità).
Laddove c’è l’ES c’è la potenza del mare.
Ispirata a questo concetto
l’opera collage dove l’immagine ordinata, corazzata della superficie non riesce a contenere la potenza del mare (ES)