(…) – Il mondo degli alberi mi lascia perplesso, Sua Altezza. È pieno di spavento e di mistero, di spettri e di demoni. Non si può guardare in avanti, ci si sente circondati. È buio. I raggi del sole si perdono nel crepuscolo dei tronchi, e nel crepuscolo tutto appare irreale. No, non amo gli alberi. L’ombra dei boschi mi opprime, e mi rattrista il fruscio dei rami. Amo le cose semplici: vento, sabbia e pietre. Il deserto è semplice come lo sguainarsi di una spada, mentre il bosco è complicate come il nodo gordiano. Nei boschi mi sento perduto, Sua Altezza.-
Dadiani mi guardò con aria pensierosa. – Lei ha l’anima di un uomo del deserto – concluse. – Forse è questa l’unica vera divisione che esiste fra gli esseri umani: uomini del bosco e uomini del deserto. L’arida ebbrezza dell’Oriente proviene dal deserto, dove il vento caldo e la sabbia ardente inebriano gli uomini, dove il mondo è semplice e privo di problemi. I boschi sono pieni di domande. Soltanto il deserto non chiede, non dà e non promette. Ma il fuoco dell’anima proviene dal bosco.
L’uomo del deserto, me ne rendo conto, non ha che una sola faccia, conosce una sola verità, e questa verità lo appaga. Invece l’uomo del bosco ha molte facce. Dal deserto viene il fanatico, dai boschi il creatore.
Forse consiste in questo la differenza essenziale fra Oriente e Occidente – (…)
da ‘Alì e Nina’ | Kurban Said